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Il Paese dell’Utopia – Capitolo II

1-2 La moneta e la circolazione

La moneta fu definita in modo esauriente da Aristotile come misura del valore.

In ogni frase vi sono sempre due significati: uno esplicito e l’altro implicito. Il limite dei monetaristi sta nel fatto di essersi limitati a considerare solo il significato esplicito della definizione di Aristotile, “misura del valore” ed ignoravano quello implicito: “valore della misura”. Ogni unità di misura ha infatti, necessariamente, la qualità corrispondente a ciò che deve misurare. Come il metro ha la qualità della lunghezza perché misura la lunghezza, la moneta ha la qualità del valore perché misura il valore. Sicché la moneta non è solamente la misura del valore, ma anche il valore della misura che è il potere d’acquisto.

Poiché ogni unità di misura è una convenzione ed ogni convenzione è una fattispecie giuridica, la moneta è una fattispecie giuridica. Dunque, la materia prima per fabbricare moneta è la medesima che serve a produrre fattispecie giuridiche: forma e realtà spirituale ossia simbolo e convenzione monetaria. Continua a leggere


Il Paese dell’Utopia – Capitolo II

Il valore è un rapporto tra fasi di tempo…

… così ad es. una penna ha valore perché si prevede di scrivere, il coltello ha valore perché si prevede di tagliare, la moneta ha valore perché si prevede di comprare. Il valore è pertanto il rapporto tra il momento della previsione ed il momento previsto.

Poiché il tempo, come diceva Kant, è l’Io che si pone come realtà in quanto capacità in atto di constatare, prevedere e ricordare – e l’io presente nella sua continuità vitale è la costante del tempo – ci si spiega perché, non essendo concepibile tempo senza vita ossia “valore senza vita”, non esiste ricchezza in un mondo di morti.

L’errore delle scuole romantiche sta essenzialmente nel fatto di aver concepito il valore come proprietà della materia, ossia come dimensione dello spazio. Lo spazio coincide solo col presente: tutto il resto è tempo. Quindi Pound, pur avendo intuito il problema, era impossibilitato a risolverlo perché la cultura economica ignorava (e tuttora ignora) il fenomeno della attività previsionale in cui lo stesso giudizio di valore si realizza. Continua a leggere